"Italians do it better": l'offensiva degli spiriti italiani in Usa
- undefined
Si è svolta ieri a Washington l’ultima conferenza regionale organizzata da ICE New York e United States Bartender’s Guild che ha chiuso un vero e proprio roadshow itinerante, iniziato nella città di Seattle il 10 aprile e che ha toccato diversi Stati federali, proseguendo a Las Vegas il 17 aprile, a Cleveland il 24 aprile poi a Miami il primo maggio.
Dieci importanti aziende storiche italiane produttrici di aperitivi, liquori, amari, distillati, tipici della tradizione italiana, associate a Federvini, grazie ai fondi straordinari per il made in Italy, messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico, sono state le protagoniste di seminari, rivolti ai professionisti, incentrati sul tema “No Italy, no cocktail”, per evidenziare che l’Italia è indispensabile nel mondo della mixologia internazionale.
Tad Carducci, bartender di fama, ha spiegato, attraverso una degustazione guidata, le diverse categorie di prodotti, la loro storia, le caratteristiche e le loro peculiarità organolettiche. I Seminari hanno avuto un taglio educativo e formativo volto a promuovere e spiegare la grande tradizione italiana di bevande spiritose che stanno conquistando con grande successo i consumatori americani in quanto prodotti che abbinano alla tradizione l’innovazione e perché possono accompagnare il pasto dall’inizio alla fine ovvero dall’aperitivo al digestivo.
Nel 2017 l’export di bevande spiritose italiane negli USA ha registrato una buona tendenza sia in valore con quasi 124 milioni di euro (+11% sull’anno precedente) ed in volume con 210 milioni di ettanidri (+9% sul 2016).